Test Accesso Programmato 2024

MATERIA: COMPETENZE DI LETTURA E CONOSCENZE ACQUISITE NEGLI STUDI

Quesiti Risposta Multipla

203. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  
Antonio è figlio di emigranti. Dopo la morte della madre viene affidato a una coppia svizzero-tedesca ma i suoi problemi psicofisici lo porteranno all'espulsione. Viene mandato a Gualtieri, in Emilia, luogo di cui è originario l'uomo che è ufficialmente suo padre. Qui vive per anni in estrema povertà sulle rive del Po fino a quando lo scultore Renato Marino Mazzacurati lo indirizza allo sviluppo delle sue naturali doti di pittore. Fa indubbiamente effetto assistere a pochissimi giorni di distanza dalla morte di Flavio Bucci a un film che ha al centro la sofferta vita di Antonio Ligabue.
Nel 1977 fu proprio Bucci, in quello che all'epoca si chiamava ancora "sceneggiato televisivo", in tre puntate per la regia di Salvatore Nocita, a dare uno scossone al modo di raccontare biografie in tv interpretando proprio Ligabue. In una versione cinematografica accorciata aveva vinto al Festival di Montréal il Gran Premio delle Americhe e quello per la Migliore interpretazione maschile. Non è difficile pensare che Elio Germano abbia avuto la consapevolezza di doversi confrontare con una prova d'attore che aveva segnato l'immaginario di una generazione. I confronti sono sempre complessi da affrontare ma in questo caso si può tranquillamente affermare che Germano non ha nulla da invidiare al suo predecessore. Ha saputo fare 'suo' Ligabue offrendogli quella profonda sofferenza interiore che sa spesso conferire ai personaggi che gli vengono proposti sul grande schermo.
A venirgli in aiuto in questo caso è anche l'altrettanto profonda conoscenza del mondo rurale emiliano che Giorgio Diritti possiede e che sa infondere nelle sue opere quando è necessario. Perché, a partire da quel corpo che si nasconde sotto un indumento/corazza da cui fuoriesce uno sguardo in cui paura e curiosità per ciò che lo circonda si contrastano, Diritti, grazie alla prestazione di Germano, ci racconta una vita dolorosa che dà luogo a un'arte in cui la vivacità cromatica è coinvolgente. Chiunque abbia visitato una mostra dedicata al grande pittore sa (e Diritti ce lo ricorda sui titoli di coda) quanto l'esplosione di forme e di colori ne costituisse il polo d'attrazione. Quasi che divenissero per lui strumento indispensabile per sfuggire alle sofferenze di un'esistenza marchiata dai disturbi mentali e dalla derisione. 
Tratto dalla recensione di "Volevo nascondermi" di Giancarlo Zappoli, 21 febbraio 2020, www.mymovies.it 


Dal contenuto del brano si può dedurre che Elio Germano: 
139. In base alla Costituzione italiana, quali organi possono concedere la grazia? 
75. Quale fra le seguenti parlamentari è stata la prima donna eletta Presidente del Senato della Repubblica Italiana?
11. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.
Il podcast è anzitutto una tecnologia che permette l’ascolto di file audio su internet attraverso la distribuzione di aggiornamenti chiamati feed RSS, a cui un utente si può iscrivere. [...]
Conoscere la tecnologia alla base di un podcast non esaurisce certo una sua possibile definizione, così come la radioaudizione circolare non basta a descrivere cosa sia stata e cosa sia ancora oggi la “radio” come fenomeno di massa, come mezzo e come linguaggio. Le caratteristiche fisiche però ci danno già alcune informazioni che ci possono aiutare a definire il carattere di questo nuovo fenomeno. Innanzitutto, nel podcasting non possiamo trasmettere un suono dal vivo, ma dobbiamo caricare in rete un prodotto audio che deve esistere già, essere già finito e pronto per essere ascoltato. […]
Un altro aspetto che ci è utile sottolineare è che il file audio non viene diffuso come se fosse un flusso di acqua nelle tubature, dove all’ascoltatore basta girare la manopola come se fosse un rubinetto per poter sentire la radio che scorre in quel momento nell’etere. L’audio è parcheggiato su un server, deve essere individuato dall’ascoltatore, scaricato e avviato con il tasto play. Quando parliamo di podcast, quindi, stiamo parlando di radio on demand, dove l’ascoltatore è l’assoluto protagonista di quello che decide di scaricare e ascoltare [...].
Sul finire degli anni ‘90 fanno la loro comparsa sul mercato tre importanti innovazioni tecnologiche che inducono la nascita del podcasting: la distribuzione di una rete internet in grado di trasferire una mole significativa di dati, la commercializzazione dei primi lettori mp3 portatili e la digitalizzazione della strumentazione per la produzione audio. […] La natura on-demand del podcast, il fatto che un programma possa essere custodito in un lettore mp3, e ascoltato avviandolo con il tasto play, fa emergere tutti quei programmi narrativi di nicchia che si basavano su “una storia” e con un alto livello di registrazione e di montaggio. Inoltre, erano tutti programmi poco legati alla stretta attualità, caratterizzati da una scrittura molto narrativa e uno speakeraggio molto più vicino alla lettura di un libro che all’improvvisazione – spesso demente – delle radio private. La possibilità di pubblicare on-line il proprio programma consente un’inaspettata e improvvisa libertà da parte degli autori. Si possono affrontare temi che in radio non era possibile affrontare prima e si possono usare parole e contenuti espliciti; il podcasting inizia così ad affascinare un pubblico molto giovane.
(Da: “Che cos’è un podcast?”, Jonathan Zenti, Il Tascabile)


In base al contenuto del brano, che tipo di relazione emerge tra podcasting e radio tradizionale?   
188. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  
Il nome "eschimese" deriva dall'algonchino, una lingua indiana, che in modo dispregiativo chiama questo popolo "mangiatori di carne cruda" (letteralmente si traduce "mangia crudo"). Gli eschimesi chiamano invece loro stessi Inuit, che significa "veri uomini". Le prime documentazioni relative a insediamenti umani nel continente americano risalgono a circa 28.000 anni fa. Questi popoli, definiti "protoindiani", non abitavano ancora l'Artide, che ai tempi era ricoperta quasi completamente da un immenso ghiacciaio. Circa 6.000 anni fa alcune di queste popolazioni iniziarono un movimento migratorio verso l'odierna Alaska, cosicché dal 500 d.C. cominciano ad essere documentate le prime civiltà specializzate nella caccia in mare aperto.
Quando nel XVI secolo i grossi cetacei cominciano a evitare l'Artide a causa dell'irrigidirsi del clima, gli eschimesi si trovano costretti a cibarsi unicamente di foche; questo dà la spinta necessaria allo sviluppo di una nuova tecnologia che permetterà di pescare anche in pieno inverno: la pesca attraverso un foro nel ghiaccio. Gli eschimesi cacciano almeno 20 specie di animali, sfruttando tutti gli habitat e tutte le catene alimentari dell'Artide.
In inverno gli Inuit si dedicano prevalentemente alla caccia alla foca. In aprile e in maggio si dedicano alla caccia in mare aperto ai cetacei e alla caccia sulla terraferma all'orso bianco e al bue muschiato. In estate e in autunno vi è la caccia collettiva ai caribù, la caccia con trappole ai lupi, alle volpi ed alle lepri, la pesca del salmone, la caccia ad uccelli acquatici e la raccolta di erbe e di frutti commestibili. Prima dell'avvento del motore gli eschimesi spostavano gli insediamenti con il variare delle stagioni, visto che non si potevano inseguire prede che fossero più lontane di un giorno di cammino tra andata e ritorno.
Oggi non è più così visto che grazie a motoslitte e barche a motore i cacciatori possono compiere lunghi viaggi in tempi così brevi da non assomigliare minimamente alla tabella del cacciatore eschimese tradizionale. Grazie alle nuove tecnologie derivate dai contatti con l'uomo occidentale, i campi eschimesi tendono a diventare villaggi stabili. Un vecchio eschimese ha riassunto così "Da quando mio figlio ha comperato motori per le barche abbiamo una dimora stabile; da quando mio figlio, grazie al fucile e alla motoslitta, raggiunge la preda, non soffriamo più la fame."  
(Tratto da: Gli eschimesi: il nome, la storia, www.inftub.com)


Il termine "eschimese" significa: 
124. La Costituzione italiana afferma che la difesa è un diritto ... in ogni stato e grado del procedimento. 
60. Quale fra i seguenti è l’esatto ordine cronologico dei tre eventi storici elencati? E1 – inizio rivoluzione di ottobre E2 – fondazione partito fascista E3 – fondazione partito nazionalsocialista tedesco
237. Nel 1919 Gabriele D’Annunzio guidò l’impresa di Fiume. In quale stato si trova oggi la città di Fiume?
173. Ettore Majorana fu:  
109. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento. 
Federico Fellini l’aveva chiamata anche per Amarcord, per interpretare la parte della Gradisca. Si erano visti a Cinecittà, ne avevano parlato e si erano confrontati. [...] Alla fine non se ne fece più niente: il marito di lei si mise in mezzo, le impose di scegliere, «o Amarcord o i figli», e lei capitolò. Nella sua carriera, Sandra Milo, nata Salvatrice Elena Greco, aveva superato tanti momenti come questo. Oggi ci ricordiamo tutti di 8½, gli spezzoni stracult in televisione, il suo sorriso leggero, invitante, che prometteva una superficialità che invece non c’era. Eppure, la sua vita era stata piena di curve, di fossi, di buche da cui altri non si sarebbero mai ripresi. Quando arrivò per la prima volta a Roma, a Cinecittà, aveva un’idea precisa. Voleva affermarsi, mostrare il suo talento, ma fu costretta ad adeguarsi al grande gioco del cinema italiano […].
Per lei Antonio Pietrangeli, che la fece esordire con Lo scapolo, non era solo un regista; era uno che, come Antonioni, aveva avuto il coraggio di mettere al centro le donne e di inquadrarle, di renderle parte integrante del racconto e non solo un accessorio necessario, bello, con cui intrattenere il pubblico maschile. Nella parentesi che va dal 1955 al 1961 lavorò con Becker, Cayatte, Sautet, Steno e Rossellini. Fece 18 film. E anche qui, in questo periodo, i mariti si misero tra i piedi, gli amanti si fecero rumorosi, e lei diventò terra di conquista. Moris Ergas, produttore cinematografico, le intentò 44 cause. E poi c’era la stampa, che ora la acclama, la ama, che si strappa capelli e vesti per lei, e che una volta non esitò ad appiopparle il nomignolo di Canina Canini.
Quando arrivarono Fellini e 8½, ebbe la sua riscossa. Il film vinse l’Oscar per il Miglior film straniero e lei poté togliersi più di un sassolino dalla scarpa. Imparò a conoscere Fellini come nessun altro aveva fatto prima, proprio perché era un’attenta osservatrice e lei, il cinema, lo viveva come una seconda vita [...] La Carla che interpretava in 8½, l’amante del Guido Anselmi di Marcello Mastroianni, era la quintessenza del fumetto, del divertimento, dell’esagerazione e della visione felliniana del mondo e – sì, certo – delle donne. Sandra Milo è stata musa, comparsa, attrice e protagonista. Ha creato un personaggio nel personaggio, e questo si può notare in tutti i film a cui ha preso parte.
(Da: “Sandra Milo ha sempre interpretato se stessa”, Gianmaria Tammaro, Rivista studio)


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