Test Accesso Programmato 2024

MATERIA: COMPETENZE DI LETTURA E CONOSCENZE ACQUISITE NEGLI STUDI

Quesiti Risposta Multipla

125. L’accordo di Parigi è il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottano nella conferenza di Parigi sul clima di quale anno?
61. Quale nome viene utilizzato per indicare i gruppi di processi ai nazisti coinvolti nella seconda guerra mondiale e nella Shoah?
238. Quale termine può essere associato ad entrambe le seguenti definizioni? “documento emesso con riferimenti commerciali” “atto di stregoneria”
174. Con il nome di "ragazzi di via Panisperna" si indicava un gruppo di: 
110. Indicare l’autore dei seguenti versi: "Gloria del disteso mezzogiorno/ quand’ombra non rendono gli alberi,/ e più e più si mostrano d’attorno/ per troppa luce le parvenze, falbe". 
46. «L'insulino-resistenza non è di per sé una malattia, ma si accompagna frequentemente a una serie di fattori di rischio cardiovascolare inclusi nella definizione generale di «sindrome metabolica». Essi comprendono obesità viscerale, diabete, aumento di trigliceridi e colesterolo, ipertensione arteriosa. Nelle condizioni di insulino-resistenza viene alterata la flessibilità metabolica: la capacità del muscolo di utilizzare alternativamente carboidrati o grassi a seconda della disponibilità dei substrati energetici risulta insufficiente. I soggetti affetti da insulino-resistenza hanno una ridotta capacità di utilizzazione dei grassi nelle condizioni di digiuno e l'aumentata produzione di insulina non è comunque in grado di stimolare la metabolizzazione degli zuccheri.» (dal sito web del Ministero italiano della Salute: www.salute.gov.it)
Secondo il testo, che cosa si intende per «flessibilità metabolica»?
223. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento.  
Caro Professor Lévi-Strauss, lo so, lei ci ha lasciati qualche mese or sono, ma le scrivo lo stesso, perché forse solo lei, dal suo meritato ritiro riuscirà a leggere lo sconforto. Noi quaggiù, che abbiamo studiato sui suoi libri e su quelli dei molti bravi antropologi culturali che hanno saputo costruire una disciplina in grado di leggere l’umanità con occhi diversi, ci siamo rimasti male. Male a vedere, che quasi un secolo di studi, di dibattiti per cercare di smontare, faticosamente, l’etnocentrismo, che ci accompagna tutti e far comprendere che non esistono culture superiori o inferiori ma semplicemente diversi modi di organizzare la società e le relazioni umane, non è servito a nulla. O a ben poco se nel 2010, dopo una riforma dei licei definita con modestia dalla sua autrice Mariastella Gelmini “epocale”, possiamo leggere nelle indicazioni nazionali dei licei delle Scienze Umane che tra i temi da affrontare ci sono le cosiddette culture primitive, il loro carattere prevalentemente magico-sacrale, e il passaggio alle cosiddette culture evolute. Speravamo che l’aggettivo “primitive” fosse rimasto solo un rigurgito del passato, magari utilizzato in conversazioni al bar, ma non che finisse in un testo governativo. È vero, hanno aggiunto un “cosiddette” per addolcire un po’, ma si potevano trovare ben altri modi o semplicemente si poteva parlare di culture e basta. [...]
E poi come giustificare il “passaggio alle cosiddette culture evolute”? Nelle pagine successive, abbandonata la prospettiva antropologica, infatti di culture non si parla più, ma solo di civiltà. Ça va sans dire che non si parla più di Africa, Oceania, Asia, ma della luminosa Europa. Loro, i primitivi hanno la cultura, noi la civiltà. Le hanno anche fatto un torto, professore: tra le letture consigliate hanno indicato proprio un suo libro, Tristi Tropici, di cui sinceramente ricordo le minuziose descrizioni delle pitture facciali dei Caduveo, le raffinate analisi sul loro concetto di simmetria, l’attenzione per la complessità dei sistemi simbolici e dei meccanismi narrativi delle popolazioni da lei incontrate. Ricordo il suo, talvolta persino pedante, disgusto nei confronti del passaggio alle “culture evolute”. Sono bazzecole, forse, ma rivelano come minimo scarsa attenzione al linguaggio. Perché se non è semplice sciatteria, allora è grave. Significa che tutto lo sforzo compiuto per dimostrare che la maggior parte delle dicotomie basate sul binomio noi/loro sono frutto di una nostra costruzione è stato vano.
(M. Aime, "Caro Lévi-Strauss ci perdoni", Il Manifesto, 28 marzo 2010) 


Che cosa si può dedurre, leggendo il brano, sulle "dicotomie basate sul binomio noi/loro" a cui si fa riferimento nell'ultima frase del brano? 
159. In base alla Costituzione italiana, la Repubblica riconosce le autonomie locali?  
95. Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento. 
I camini delle fate della Cappadocia sono al centro di alcune delle immagini più evocative provenienti dalla Turchia. Conosciuti visivamente a livello mondiale soprattutto in occasione delle feste delle Mongolfiere estive, scientificamente noti anche con il nome di "Hoodoos" o "Piramidi di terra", queste formazioni rocciose hanno un'altezza compresa fra uno, due metri per spingersi sino a 40, quanto un palazzo cittadino a 10 piani. I camini delle fate si formano quando spessi strati di roccia tenera vengono coperti da un sottile strato di roccia dura sulla sommità, con la terra malleabile sottostante che prende la forma di una piramide naturale. Se questo processo geologico è riscontrabile in moltissime regioni del pianeta, in Italia ad esempio sono famose quelle del Trentino, è solo in Cappadocia che le piramidi di terra sono state trasformate in abitazioni, chiese ed edifici pubblici, una collaborazione fra uomo e natura che ha dato vita a opere di architettura dalla bellezza senza tempo.
Il processo che portò a creare i camini delle fate della Cappadocia affonda le radici durante le prime persecuzioni ai Cristiani della regione. Questi cercarono rifugio all'interno della roccia naturale, riuscendo in modo semplice a scavare all'interno delle piramidi di terra. In fuga dai Romani, i Cristiani realizzarono, in particolare nel paese di Göreme, opere architettoniche via via più complesse. Oggi i camini delle fate sono affollati dai visitatori in cerca di paesaggi unici, e molte delle grotte originali sono state trasformate in alberghi o musei, consentendo ai turisti di scoprire un paesaggio creato dalla collaborazione di vulcani, vento, pioggia e uomo. Sempre in Turchia, e sempre per fuggire alle persecuzioni, i Cristiani realizzarono la città sotterranea di Derinkuyu, spettacolare centro abitato che poteva ospitare per mesi sino a 20.000 persone.
(Da: Matteo Rubboli, "I camini delle fate in Cappadocia: capolavoro architettonico fra uomo e natura", Vanilla Magazine) 


Per sfuggire alle persecuzione ad opera dei Romani: 
31. «Padre Patrauld, professore di matematica, era molto affezionato a Bonaparte e orgoglioso di averlo per allievo. Invece gli altri professori, nelle cui materie il ragazzo corso non era altrettanto brillante, lo snobbavano». (G. Gerosa, Napoleone, Milano 2001, p. 25)
Che significa in questo contesto “corso”?

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